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Cineasti contemporanei





WOODY ALLEN: l'esilarante!


"Il pubblico vuole vedere sempre gli stessi film. Invece bisogna deluderlo, altrimenti non si farebbe nulla di interessante nell'arte". Sono parole di un cineasta unico: Woody Allen, all'anagrafe Allen Stewart Konigsberg (USA, 1935).

Grazie anche ad uno stile fortemente ispirato ad Ingmar Bergman, Allen ha scritto e realizzato opere cinematografiche più complesse di ciò che traspare da una poco attenta visione. La sua è una cinematografia a metà strada tra la commedia romantica e il dramma interiore; scrittura sempre attori di livello internazionale, ma sul set si vive un ambiente tipicamente familiare. Un'interminabile filmografia rende impossibile un discorso omogeneo che tenga conto di tutti i lavori; allora racconteremo della sua maestria attraverso alcune opere particolarmente significative. È doveroso sottolineare che non c'è una pellicola migliore di un'altra perché nel loro stesso genere sono tutte originali. Un lavoro caratterizzato principalmente dalla scelta assolutamente perfetta degli attori, a cui Allen lascia una grande libertà di recitazione e questo spiega perché i migliori interpreti americani lavorano volentieri con lui.

Un'inaspettata carriera frazionata in due parti che si integrano fra loro e segnate dall'incontro del regista con le attrici Diane Keaton, per il primo periodo, e Mia Farrow per il secondo, le quali non si sono limitate solo a recitare nelle sue opere! A diciassette anni adotta il nome d'arte Woody Allen e scrive già battute e gags per attori comici della radio-televisione americana. È così creativo, come racconta egli stesso, che per la radio scrive circa cinquanta battute al giorno! A vent'anni già si esibisce in personali performance dal vivo, inoltre scrive per diverse riviste famose ed è anche un discreto suonatore jazz di clarino.

Già affermatosi, come talento camaleontico, i suoi primi film lo vedono mattatore indiscusso quale attore-autore-regista; essi sono una raccolta di gags neanche tanto legate tra di loro, ma dalla comicità esilarante e riflessiva nella società contemporanea, in special modo della sua New York, dove gran parte delle storie sono ambientate. Nel 1975 i primi riconoscimenti: viene premiato a Berlino con l'Orso d'Argento all'attività svolta come cineasta e, per solo quattro film! ("Prendi i soldi e scappa", "Il dittatore dello stato libero di Bananas", "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere", "Il dormiglione"). Dopo "Amore e guerra" del'75, due anni dopo arriva la consacrazione mondiale con "Io e Annie", quattro premi Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura e migliore attrice a Diane Keaton. Un gran bel film non necessariamente comico, un superba fotografia per una semplice storia d'amore e di rapporti umani.

Allen, nel frattempo, si rivela così snob verso Hollywood, da non andare neanche a ritirare gli Oscar (ricordiamo anche il rifiuto per la regia di "Così fan tutte" di Mozart al Festival di Salisburgo del '93, con la motivazione di non ritenersi all'altezza). Il successivo e sofisticato "Interiors" è la controprova di quanto il geniale cineasta sia nervosamente anticonformista verso tutto ciò che riguarda il gota del cinema. È il suo primo lavoro drammatico, tributo ad Ingmar Bergman per cui dichiara profonda stima; una curiosità, per la prima volta si esclude dal cast quale attore. Il risultato è un lavoro che spesso rasenta la perfezione. "Manhattan", del 1979, viene definito "L'unico grande film americano degli anni settanta", in esso la comicità diviene più riflessiva e meno buffonesca, le famosissime musiche sono di George Gershwin. L'opera vince l'Oscar inglese ed il César francese come miglior film straniero.

"Stardust Memories", del 1980, è autobiografico come non mai, racconta una difficile storia sui drammi interiori. Il seguente "Commedia sexy di una notte di mezza estate", è una commedia tragica e filosofica. È poi la volta di "Zelig", una geniale idea per il quale il regista ha ricreato l'effetto pellicola usata facendola sembrare un lavoro degli anni venti-trenta; è talmente fatto bene che sembra un documentario d'epoca. "Broadway Danny Rose", si caratterizza per l'impiego di attori non professionisti presi dalla realtà. Un film dopo l'altro è la volta di "La rosa purpurea del Cairo", il preferito dal regista, presentato al Festival di Cannes fuori concorso è stato acclamato come un capolavoro. "Hannah e le sue sorelle", è una saga familiare girata interamente nella casa di Mia Farrow a Manhattan; tre premi Oscar: sceneggiatura, attore non protagonista a Michael Caine e attrice non protagonista a Dianne Wiest. Successivamente "Radio Days", l'opera fino ad allora più costosa (quindici milioni di dollari); incredibilmente vi recitano insieme Diane Keaton e Mia Farrow. Un film impergnato sui programmi radiofonici degli anni trenta, nella storia il perno della società è la radio e tutto vi ruota attorno.

"Settembre" è stato travagliato dalle continue sostituzioni di attori pretesi da Allen, insoddisfatto di quelli scritturati; un piccolo film girato per la prima volta in un teatro di posa e non direttamente sui luoghi reali. "Un'altra donna", è una pellicola bergmaniana nel vero senso della parola, girata tutta a New York. Ancora un lavoro autobiografico con "Crimini e misfatti", il cui il tema centrale è l'ipocrisia borghese nella tradizione ebraica. Nel'90 "Alice" viene definito "Un sermone pieno di gags", un lavoro per cui risultano fondamentali gli effetti speciali. "Ombre e nebbia" ha un cast straordinario: Jodie Foster, Mia Farrow, Madonna, John Malkovich Khaty Bates, Donald Pleasence, John Cusack e naturalmente lo stesso Allen; "Non è un pesante oggetto culturale ma un magnifico spettacolo di magia cinematografica". "Mariti e mogli", è il film più autobiografico e sincero, partorito dopo lo scandalo scaturito dalla separazione da Mia Farrow. Un cast di quarantadue attori di cui sette protagonisti. Una commedia poliziesca, "Misterioso omicidio a Manhattan", dalle battute esilaranti dello stesso Allen e della Keaton che viaggiano senza sosta tra una gag e l'altra."Smagliante e scoppiettante" per il New York Times è "Pallottole su Broadway".

Del 1995 "La dea dell'amore", Oscar per la migliore attrice non protagonista a Mira Sorvino, un lavoro dove più che mai la parola d'ordine è leggerezza ed intelligenza. Per "Tutti dicono I love you", il regista ha scritturato gli attori, non mettendoli al corrente che avrebbero dovuto cantare personalmente!



Filmografia:

"Prendi i soldi e scappa", 1969;
"Il dittatore dello stato libero di Bananas", 1971;
"Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere", 1972;
"Il dormiglione", 1973;
"Amore e guerra", 1975;
"Io e Annie", 1977;
"Interiors", 1978;
"Manhattan", 1979;
"Stardust Memories", 1980;
"Commedia sexy di una notte di mezza estate", 1982;
"Zelig", 1983;
"Broadway Danny Rose", 1984;
"La rosa purpurea del Cairo", 1985;
"Hannah e le sue sorelle", 1986;
"Radio Days", 1987;
"Settembre", 1987;
"Un'altra donna", 1988;
"New York Stories una città, tre grandi storie", 1988, solo episodio "Edipo Relitto";
"Crimini e misfatti", 1989;
"Alice", 1990;
"Ombre e nebbia", 1991;
"Mariti e mogli", 1992;
"Misterioso omicidio a Manhattan", 1993;
"Pallottole su Broadway",1994;
"La dea dell'amore", 1995;
"Tutti dicono I love you", 1996;
"Harry a pezzi", 1997;
"Celebrity", 1998;
"Accordi e disaccordi", 1999;
"Criminali da strapazzo", 2000;
"La maledizione dello scorpione di giada", 2001;
"Hollywood Ending", 2002;
"Anything Else", 2003;
"Melinda e Melinda", 2004;
"Match Point", 2005;
"Scoop", 2006.


Allen gira una stessa scena più volte e sempre con la stessa angolazione, quindi i problemi vengono affrontati tutti durante le riprese e non durante il montaggio, è sul set che già si segue ciò che poi sarà il risultato finale."Cerchiamo di non angosciarci per i raccordi tra una sequenza e l'altra. Facciamo quello di cui abbiamo voglia e dimentichiamoci di tutto quello che non riguarda strettamente il contenuto del film. È esattamente quello che ho fatto".




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