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Cineasti contemporanei





EMIR KUSTURICA, la novità


Straordinario regista ex jugoslavo di origini serbe e religione musulmana, Emir Kusturica (Bosnia, 1945), talento originale ed indipendente, è la vera novità cinematografica di questi ultimi anni. Senza dubbio una complessa personalità dallo spirito libero, merita un'attenzione particolare soprattutto per la stupenda e originalissima fotografia presente nelle opere che ha diretto. In particolar modo, di "Underground", resterà negli annali del cinema l'immagine del piazzale distrutto dalla guerra e, tra le macerie, soltanto un crocifisso in legno con il corpo di Gesù Cristo rovesciato, schiodato dalle mani e tenuto dal chiodo dei piedi, come dire che Dio resiste a qualsiasi cosa ma con difficoltà: la guerra mette a dura prova anche la Religione. Immagini di pochi secondi che per intuizione, staticità e immediatezza di comprensione, bastano a illuminare Kusturica come uno dei più grandi cineasti del nostro tempo.

Dopo aver abbandonato una promettente carriera di calciatore, studia quattro anni di cinema all'Accademia di Milos Forman di Praga; ritornato successivamente alla sua Sarajevo, lavora per la tv e realizza due film ("Arrivano le spose", 1979; "Caffè Titanic", 1980). Entra nel mondo delle sale cinematografiche con l'incredibile doppietta di:"Ti ricordi di Dolly Bell?", Leone d'Oro a Venezia per la miglior opera prima e "Papà è in viaggio d'affari", Palma d'Oro a Cannes. Sfruttando l'amicizia con Milos Forman ("Qualcuno volò sul nido del cuculo", "Amadeus") e con l'apporto di capitali americani per la produzione, gira nel suo paese: "Il tempo dei gitani", premio per la miglior regia a Cannes. Per questo film dalla stupefacente improvvisazione registica, degna del miglior Wim Wenders di "Lisbon Story", per descrivere in maniera realistica il popolo gitano sceglie, come attori, veri Rom completamente analfabeti non in grado di firmare neanche il contratto; si iscrive ad una squadra di calcio in un quartiere di cinquantamila zingari per comprendere a fondo il modo di vivere; ha quindi improvvisato per ben due terzi delle riprese.

Da allora, siamo nel 1988, Kusturica è regista di fama internazionale; trasferitosi a New York insegna cinema alla Columbia University (aveva già insegnato all'Accademia di Arte Drammatica di Sarajevo). Dopo due anni e mezzo realizza il suo film americano: "Arizona Dream", Orso d'Argento e premio speciale della giuria al Festival di Berlino; pellicola di rara bellezza poetica e onirica che abbraccia incredibilmente tutti i generi del cinema americano di cui il regista mostra di conoscere perfettamente e compiutamente tutti gli archetipi; Kusturica è autore indiscutibilmente europeo ma, intelligentemente, con produzione americana. "Underground", tre ore e dieci di durata, è di nuovo Palma d'Oro a Cannes dieci anni dopo quella per "Papà è in viaggio d'affari". Di fattura straordinaria fu criticato aspramente per essere stato girato anche a Belgrado e con alcuni finanziamenti serbi; in realtà non è un film di parte, ma, a detta di alcuni, l'argomento della guerra nei Balcani, non può essere trattata indifferentemente da nessun regista "jugoslavo".

Un'altra particolarità di Emir Kusturica è la sua carriera: tra le più premiate in assoluto fin dagli esordi. Infatti già il suo primo cortometraggio, saggio dell'Accademia del Cinema di Praga "Guernica" del 1977, è primo premio al Festival di Karlovy-Vary in Cecoslovacchia e, il secondo film per la tv, "Caffè Titanic", vince il festival della televisione jugoslava di Portorose. Deve la sua fortuna anche alla condizione politica della Bosnia che, pur investendo pochi soldi per produrre film, in realtà li aveva tutti in cassa per la carenza di registi in grado di spenderli; Kusturica fu il primo dopo almeno quindici anni a tornare in patria con un diploma dell'Accademia del Cinema e a proporre un'opera prima interessante. Già ad inizio carriera, ha potuto contare su produzioni che gran parte dei suoi colleghi, anche americani, non hanno potuto avere."Poco dopo aver visto «Senso» di Luchino Visconti, un altro film mi ha sconvolto: «La Strada» di Federico Fellini. Lì ho fatto il mio ingresso magico nel mondo del cinema". Questa dichiarazione d'intenti di Emir Kusturica ben chiarisce perché il cineasta jugoslavo realizzi opere dalla regia sempre ricca di fantasie, finezze ed humour. Storie inoltre sempre "allegramente" assurde come si manifestano, peraltro fantasticamente, in "Gatto nero, gatto bianco", Leone d'Argento alla Mostra di Venezia nel 1998. Stracolmo di continue invenzioni, racconta della travolgente vitalità di una comunità di zingari; il tocco surreale ma poetico si realizza attraverso una "straripante" storia interpretata, ancora una volta, da veri Rom. Oggi Kusturica vive in Francia l'unico paese, secondo lui, in grado di amare il cinema. Suona spesso in un gruppo rock ed ha registrato anche due dischi!



Da vedere assolutamente:

l'onirica sequenza dei protagonisti che veleggiano nell'aria di "Arizona Dream";

la straordinaria sequenza iniziale di "Underground": un bombardamento sullo zoo di Belgrado con gli animali spauriti e inebetiti che girano tra le macerie;

la poetica sequenza degli innamorati nel campo dei girasoli di "Gatto nero, gatto bianco".


Filmografia:

"Ti ricordi di Dolly Bell?", 1981;
"Papà è in viaggio d'affari", 1985;
"Il tempo dei gitani", 1988;
"Arizona Dream, il walzer del pesce freccia", 1992;
"Underground", 1995;
"Gatto nero, gatto bianco", 1998;
"Super8 stories", 2000;
"La vita è un miracolo", 2004.





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